Costiera Vesuviana, dorsale Appenninica Matese, Taburno, Irpinia, Cilento:
coesione, sviluppo, qualità della vita
CARTA DEI PRINCIPI – 3 settembre 2023
- Rilevanza degli strumenti di programmazione locale, fondati su partnership tra soggetti pubblici portatori di competenze eterogenee e soggetti rappresentativi a vario titolo di interessi privati, a dimensione territoriali.
- Indispensabile che si rifugga dalle logiche di ridotta trasparenza ovvero evitando l’istituzionalizzazione di strutture e forme organizzative ad hoc per l’implementazione e la gestione dei programmi (uffici speciali, agenzie locali, etc.), ed impedendo che i processi di sviluppo si rinchiudano alle aperture esterne ovvero ad operatori di varia natura che possono contribuire a consolidare i capitali produttivi e infrastrutturali presenti a livello locale.
- L’autonomia differenziata non deve intralciare i processi di sviluppo locale. Quella che alcuni definiscono come “la secessione dei ricchi” non può e non deve generare ulteriori conseguenze sociali ed economiche, peraltro assai rilevanti, tanto da far temere una spaccatura insanabile tra regioni povere e regioni ricche.
- Non siamo interessati a dispute ideologiche sull’eterno dilemma tra centro e periferia, tra vertice e base, tra Roma e sedi locali. Abbiamo grande rispetto per le posizioni culturali tra di loro contrapposte, tra la dimensione che si esprime nella perdurante difficoltà nel coniugare visioni top-down e bottom-up dello sviluppo territoriale. Siamo altresì consapevoli che è necessario un salto di qualità nella capacità di “costruire” politiche integrate” di tipo partecipato che possono scaturire anche da opportunità che vengono a formularsi per iniziative di soggetti esterni.
- Riflettiamo sulla necessità di contribuire a promuovere una nuova stagione di innovazione di sviluppo territoriale che, partendo dal solco della tradizione della programmazione negoziata e dei Patti territoriali, faccia tesoro delle buone prassi e dei radicali cambiamenti che quella stagione provò a determinare. Necessita altresì un’occasione di discontinuità rispetto a quella fase, pur innovativa, per aprire nuovi orizzonti di protagonismo territoriale che punti a rafforzare il superamento della vecchia concezione centralistica legata all’intervento straordinario e che si misure con le sfide dirompenti dell’autonomia differenziata, per decidere e gestire lo sviluppo territoriale.
- Siamo tra coloro che ritengono che il divario territoriale del Sud rispetto al resto del paese non dipende solo da ragioni economiche. Il Sud , con le eccezioni ben note, rimane un ambiente poco adatto allo sviluppo, a causa di fattori sociali, culturali, istituzionali. E’ ampiamente dimostrato le sole erogazioni di finanziamenti alle imprese, lasciando sostanzialmente in balia delle più stridenti contraddizioni l’ambiente in cui esse operano, non attiva processi virtuosi complessivi. Condividiamo le tesi di autorevoli operatori dello sviluppo del Sud, secondo i quali se il sostegno finanziario non incrocia la responsabilità e la vitalità delle comunità locali, diventa assistenziale e genera dipendenza. Bisogna invece investire, come condizione prima ed essenziale, nello sviluppo nel capitale umano e sociale. È questo il capitale utile, che mette radici, generà virtù. Basta con l’ossessione economicistica; l’essenza sta nell’evoluzione del “territorio”: la costruzione e il consolidamento delle reti fiduciarie, la diffusione di una prassi collaborativa, il coordinamento tra istituzioni e cittadini.
- Aderiamo convintamente ad un cambiamento di approccio per lo sviluppo del Sud ovvero sull’opportunità di contribuire alla costruzione di un “Capitale sociale” per la crescita duratura ed effettiva del Mezzogiorno. Siamo favorevoli alla necessità di intervenire dal sociale, parallelamente allo sviluppo economico. Dunque, sosterremo le forze, le risorse del terzo settore.
- Il nostro territorio necessita di un sistema del welfare che punti, oltre su una maggiore efficienza del ruolo della Regione e degli Enti Locali, anche e forse soprattutto sull’innovazione sociale e tecnologica, su nuovi modelli di erogazione dei servizi alle persone, sul volontariato, sulle reti di solidarietà, sulla permanente lotta contro l’esclusione, la solitudine, l’emarginazione. Permangono, anzi si aggravano, le condizioni di povertà, oltre che sociale, anche materiale di aree sociali che nei decenni precedenti mai erano stati toccati dalle crisi, dalle ristrutturazioni, Siamo impegnati a perseguire moderne politiche di rafforzamento della coesione della compagine sociale, non solo, con il tradizionale modello solidaristico-assistenziale. Occorre anche affiancare alle politiche sociali interventi di sostegno allo sviluppo delle abilità/potenzialità dell’individuo, stimolando la sua “voglia di aiutarsi”, le sue capacità di auto-organizzazione, la sua ambizione di auto-promozione e fornendo, nel contempo, occasioni di lavoro, di impegno, di relazione e, più in generale, di crescita.
- La nostra progettualità si pone l’obiettivo, tra gli altri, di contribuire a fermare al fuga dei cervelli, dei nostri giovani, dalla Campania. Su 1 milione e 136mila giovani emigrati al Nord negli ultimi 10 anni, circa 330mila provengono dalla Campania. La nostra regione detiene il triste primato di cervelli in fuga: il 29%, ovvero la percentuale più alta di tutto il Sud. E ne perdiamo più di quanti ne attraiamo. Ma soprattutto sono tutte risorse ad alto valore intellettuale: in Italia il 25% dei giovani sopra i 25 anni ha una laurea; tra gli emigrati la percentuale sale al 33%. L’Italia. Il Sud, perde capitale umano prezioso che va a lavorare all’estero, ma allo stesso tempo non riesce ad attrarre talenti. Proveremo ad attivare circuiti virtuosi di competenze vendibili e occasioni di lavoro attrattive, anche in collaborazione con il sistema educativo e formativo scolastico-universitario.
- Rileviamo, con forti preoccupazioni, l’altra tendenza critica che rischia di arrecare elevate difficoltà alle aziende, costituita dalla progressiva contrazione quantitativa della fascia di età più produttiva dei giovani tra i 15 e i 34 anni, in larghissima parte dovuta alla crisi demografia ma non solo. Riflettiamo sulla inderogabile necessità di contribuire al migliore incontro tra domanda ed offerta di lavoro, a partire dal nostro territorio, anche attraverso il contributo professionale, culturale ed istituzionale di un ITS nel nostro partenariato. Dunque, ulteriore obiettivo prioritario, strategico, sarà di dotare la nostra comunità di risorse professionali adeguate e, dunque, punteremo alla qualificazione e specializzazione delle persone della comunità su processi e tecnologie derivanti da un’attenta e coerente analisi dei fabbisogni, fortemente connessi con le esigenze della capacità di cambiamento ed in particolare di creare competenze, occupazione altamente qualificata, anche per imprese ad alta innovazione e per lo sviluppo sostenibile.
- Crediamo nella necessità di attivare circuiti virtuosi permanenti sull’inclusività territoriale, non solo con il contributo delle tecnologie e della cultura digitale, ma anche con lo stimolo che potremo fornire alla creazione di reti territoriali, network di collaborazione, integrazione e coinvolgimento dei soggetti deboli come i disabili, gli scolari e studenti in difficoltà, gli emarginati, i nuclei familiari poveri, i giovani detenuti, ecc. al fine di poter contribuire a creare, tra le altre iniziative, occasioni di lavoro e di inserimento nel mercato del lavoro, orientamento professionalizzante, integrazione sociale, inclusione.
- Puntiamo un modello capace di far interagire, virtuosamente, l’innovazione sociale e l’innovazione tecnologica, verso processi di cambiamento e modelli di sviluppo ecologici e sostenibili, che possano dialogare con imprese piccole e piccolissime e con i territori (anche) rurali e delle aree interne della nostra regione. I territori intesi come luoghi fisici ma anche nuove interazioni, relazioni, occasioni, scambi di buone prassi e virtù. Ci sono le tecnologie e, in particolare, quelle cosiddette 4.0 che possono diventare strumenti-chiave nei processi di trasformazione sostenibile e di innovazione sociale. Un’importante direzione dell’innovazione potrebbe essere quella di realizzare un’economia più circolare, capitalizzando sulle potenzialità delle tecnologie 4.0 per assicurare la tracciabilità dei prodotti industriali così come gli scarti di produzione.
- Sarà assai rilevante e qualificante interagire con il mondo della ricerca e dell’Università, per svolgere una funzione-chiave nei processi di innovazione e cambiamento, con le competenze e i centri d’innovazione che potranno svolgere un ruolo fondamentale in questo percorso di qualificazione territoriale. Sarà importante metterli a confronto con le problematiche locali, collaborare con gli imprenditori, gli operatori dei sistemi agricoli, artigiani, commerciati, operatori dello sviluppo sociale e civile, start up, piccole e medie imprese. Una condizione importante per superare le difficoltà dovute alla piccola dimensione delle aziende, alla frammentazione degli attori sul territorio e alla difficile situazione socioeconomico-ambientale è la creazione di forme di cooperazione, promozione di comunità di pratica o di interessi. Queste, anche grazie ai vantaggi che possono portare le tecnologie, dovrebbero favorire non un singolo attore alla volta ma ampi territori insieme. Le alleanze tra attori locali (istituzionali e non) potrebbero svolgere un’azione di supporto alla riprogettazione locale attraverso un ruolo di supporto, per esempio sulla formazione o per il coordinamento di momenti di co-progettazione; un ruolo di facilitazione nella condivisione di occasioni per esempio l’incontro con la ricerca e/o con soluzioni tecnologiche.
- Proveremo a stimolare il contributo di tutti i cittadini, con il metodo della Citizen Science ovvero quel complesso di attività collegate ad una ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini. Insomma, vogliamo coinvolgere attivamente i cittadini in attività scientifiche e di ricerca di soluzioni che generano nuova conoscenza o appagano fabbisogni di miglioramento di buone pratiche imprenditoriali, di erogazioni di servizi, di modelli burocratici, ecc. Sia i ricercatori che i cittadini coinvolti potranno trarre vantaggio dal prendere parte a progetti di Citizen Science, essere coinvolti in progetti di Citizen Science, prendere parte a più fasi del processo scientifico e risolutivo. Le persone coinvolte in progetti di Citizen Science riceveranno feedback e il loro contributo sarà riconosciuto ufficialmente nei risultati dei progetti e nelle pubblicazioni. I programmi di Citizen Science saranno valutati per il loro risultato scientifico, per il contributo che avranno apportato al benessere della popolazione, per la qualità dei dati, l’esperienza dei partecipanti e l’ampiezza dell’impatto sociale e sulle politiche di settore che promuoveremo sul territorio.
- La sempre più larga diffusione del modello dell’Open Innovation non ci esimerà dall’attuare sistemi e metodologie di ricerca di soluzioni, tramite il ricorso a solutori competenti, ovunque collocati, in una logica collaborativa e coinvolgente. Si tratta di un paradigma che si è andato affermando nel mondo e, sempre di più, anche in Italia. “Non è detto che i solutori di una qualsiasi problematica siano al nostro interno; se necessario li raggiungiamo ovunque si trovino, anche grazie al ricorso alle tecnologie digitali”. Si tratterà di aiutare il richiedente a scegliere il modello di innovazione che meglio soddisfa le proprie esigenze aziendali o di qualsiasi altra tipologia di organizzazione, comprese quelle pubbliche, a trovare i giusti solutori a cui rivolgere la richiesta di soluzione/innovazione e a definire con chiarezza l’obiettivo di innovazione che l’azienda/l’organizzazione intende raggiungere.