Da dove potranno essere state desunte le considerazioni spietate di Lancet? Scava, scava e ritrovi che ….nei mesi scorsi, c’era stato l’allarme del Cnel: 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure, denunciando quanto da sempre noto ovvero che, nel 2023, circa 4,5 milioni di persone rinunciano a prestazioni sanitarie per problemi economici, problemi di offerta (lunghe liste di attesa) o difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio. Si tratta del 7,6 per cento della popolazione italiana, contro il 7 per cento del 2022 e al 6,3 per cento del 2019, anno pre-pandemico. Vi è stata, quindi, una tendenza al peggioramento, a prescindere dall’eccezionalità del 2021, quando le conseguenze legate al Covid-19 fecero incrementare il valore fino all’11 per cento. Quanto sopra era stato anticipato da Il Sole 24 ore, nel luglio scorso, evidenziando che la rinuncia a curarsi è una questione aperta per un italiano su tre, penalizzando soprattutto le fasce più deboli, le regioni del Sud e le Isole, sulla base di una indagine di Deloitte. Nei giudizi espressi nel corso dell’indagine, erano emersi, tra gli altri, gli aspetti meno positivi ovvero l’attuale limitata disponibilità dei servizi di telemedicina; i tempi di attesa per una serie di prestazioni, come l’inserimento in strutture protette, la diagnostica, i ricoveri ospedalieri e le visite ambulatoriali. Quasi un anno e mezzo per ricevere una ecografia all’addome o 427 giorni per una visita cardiologica o 394 giorni per farsi vistare da un ginecologo. Tra le performance peggiori l’Asl Napoli 1 che rispetta i tempi per le visite oculistiche differibili (entro 30 giorni) solo nel 13,6% dei casi. Infine, rammento che la quota di spesa sanitaria (12 per cento) sul totale della spesa pubblica italiana è inferiore alla media dei paesi Ocse (15 per cento), e di gran lunga più bassa rispetto ai principali partner europei (Germania e Regno Unito 20 per cento; Francia 16 per cento; Spagna 15 per cento). Come se la passano i nostri anziani nelle zone della dorsale appenninica? Come incidono la difficoltà a raggiungere i luoghi delle prestazioni dei servizi, la limitata disponibilità dei servizi di telemedicina? E basta così….meglio non farsi prendere dalla depressione ma riflettere sul da farsi…
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