Sono attesi, entro i prossimi cinque anni, 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro. Il paradosso – persistente – è che mancano le competenze per colmarli. Dunque, occorrono competenze giuste, aggiornate anche ai tempi  della trasformazione digitale.  Per essere “giuste” le competenze tecnico professionali devono però essere accompagnate da soft skills sempre più complesse, sofisticate, imposte anche dal profondo ed impetuoso cambiamento della cultura del lavoro e dal suo rapporto con la qualità della vita e dei valori etici.

Diventa sempre più indispensabile una maggiore alfabetizzazione digitale e una più stretta interazione tra istruzione e domanda di lavoro qualificata. Imprese e governi si convincono sempre di più sulla necessità di collaborare per massimizzare i benefici dell’innovazione, in particolare dell’Intelligenza artificiale, per abbattere barriere sociali, economiche e educative.

L’AI non può sostituire l’etica e l’empatia umana ma certamente il suo crescente impiego nel mondo del lavoro costringerà tutti a fare i conti con aspetti tecnici, organizzativi, culturali, nuovi modelli gestionali e comportamentali. Un’indagine di Gartner, del 2023, ha rilevato che il 22% dei dipendenti prevede che l’IA sostituirà il loro lavoro nei prossimi cinque anni. Nonostante questo timore, nel breve e medio termine l’IA non sostituirà molti lavori, ma porterà a riprogettare le mansioni per includere nuove responsabilità, come l’interazione con gli strumenti IA. Gartner prevede che entro il 2025 la “GenIA” svolgerà un ruolo nel 70% delle attività che richiedono testo e dati, rispetto a meno del 10% nel 2023.

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